Memorie di un campeggiatore
Il racconto di chi c’era
La storia del campeggio italiano attraverso le esperienze vissute in prima persona da Mario Rocco e pubblicate sul periodico Insieme, giornale del Camper Club La Granda
Ho avuto occasione di ascoltare molti discorsi sul campeggio ed in particolare su quello di tipo itinerante, praticato in maggior misura
dai possessori di tende ed ovviamente di camper. Le caravan hanno forse segnato il passo diventando via via più spaziose e comode,
arricchendosi di dotazioni di base ed accessori eclatanti a scapito di un parametro indispensabile : “la trainabilità”. In molte delle parole
che, politici e non, fanno sul campeggio riappaiono qua e là argomentazioni che fanno parte di un “patrimonio storico” legato a
personali interpretazioni di questo fenomeno che ha comunque, e a
dispetto di molti, avuto un’evoluzione forse più rapida di quanto gli
stessi enti preposti a gestirlo non si aspettassero. Proprio in
considerazione di questi fatti e disponendo di un discreto materiale
“storico” in materia mi sono riproposto di metterlo a disposizione di
tutti gli Amici, sia “anziani”, sia “giovani” non d’età fisica ma come
Campeggiatori sperando di fare cosa gradita ai più e dimostrare a tutti
che in realtà molti dei problemi d’oggi, nonostante un crescente e
dirompente progresso tecnologico, sono i problemi di ieri e forse di
sempre…
Mario Rocco
Ecco di seguito due articoli apparsi
sulla rivista CAMPEGGIO del giugno 1948, firmati da Carlo Anfosso, il
direttore.
MA CHI SONO QUESTI PAZZI ? Signori e signore, ecco i pazzi. Siamo precisamente quei mentecatti che, udite udite, lasciano le loro case con termo-bagno, letti morbidissimi, frigidaire e similia, per rifugiarsi sotto ad una tenduccia da portarsi magari a spalla, con pochi aggeggi e molte scomodità, a dormire sul duro, additati a scherno dalle folle. Non stupitevi amici campeggiatori che questi discorsi ce li siamo sentiti più di una volta, da persone molto serie, magari accompagnati dalla conclusione che il campeggio turistico in Italia non potrà mai avere fortuna. A tutti gli incerti, ai novizi, e ai più o meno convinti oppositori teniamo a far presente i seguenti punti base dell’attività campeggistica in Italia. 1) – Il campeggio turistico va fatto come si deve con materiale appropriato. Purtroppo se vi è un po’ di mentalità di cui sopra, è data dalle reminiscenze militari, in cui la tenda voleva dire dormire in quattro o in sei sotto quattro teli abbottonati, con un po’ di maglia, l’incubo di una tromba, freddo e molte cimici. Tutt’altro è la tenda borghese, spaziosa e col doppio tetto, e con mille accorgimenti di comodità, ricordatevi che il sacco-letto, il materassino o il lettino sono indispensabili per assicurarvi un buon riposo senza il quale non farete mai del buon campeggio. 2) – Corredatevi secondo i vostri mezzi e secondo il tipo di campeggio praticato, con materiale leggero se andate a piedi o in bicicletta, con materiale comodo e nei limiti anche pesante se disponete dell’automobile, o il vostro campo dura parecchio. 3) – Non è vero che l’ambiente sia ostile e malsicuro in Italia. Comportatevi con criterio dalla scelta del campo alle precauzioni durante il vostro soggiorno. Avvisate, consultate e piegatevi alla volontà delle autorità del posto, fosse se non altro la guardia comunale, e spiegate chi siete ed a quale associazione appartenete. Se essi sono al corrente vi saranno prodighi di aiuto, se non lo sono vi staranno ad osservare e si persuaderanno e farete una preziosa opera di propaganda. Persuadete voi stessi che l’ambiente non vi è ostile, che ovunque troverete almeno un amico e un simpatizzante o comunque chi, attraverso i giornali, o la nostra propaganda o il Touring Club ecc. ha sentito parlare di campeggio e vuoi vederne l’esercizio pratico. E anche nei paesi più sperduti è già passato almeno un campeggiatore prima di voi Non lasciate nulla fuori della tenda nelle ore notturne e affidate in custodia ciò che è facilmente asportabile, se vi allontanate. La percentuale di rapinatori, vagabondi, ladri, ecc. non è certo inferiore in Francia che in Italia, malgrado ciò il campeggio vi viene normalmente praticato, essendo in genere la delinquenza radunata attorno alle grandi città. Nè si ha il ricordo di fattacci mai accaduti in campeggio. 4) – “Il campeggio è costoso” così tutti ripetono: “per acquistare una tenda e relativo corredo posso andarmene in albergo”. Rispondiamo che il campeggio individuale è uno sport e non una forma di villeggiatura per i pezzenti. Vi sono altri sport ben più costosi e apparentemente illogici, di assai più difficile iniziazione che non il campeggio. Il paragone dello sciatore che spende un capitale in sci, laminature, maglioni. giacconi, scarpe e aggeggi vari, s’alza di notte e viaggia per centinaia di chilometri con mezzi costosi e scomodi come l’autobus affollato e il treno, per rompersi le ossa e prendere un sacco di freddo e ritornare dopo poche ore fradicio e pesto in città, non ci è dettato da uno spirito antisciatorio, ma da esperienze che tutti abbiamo fatto le prime volte che abbiamo messo gli sci ai piedi. Per il campeggio non occorre iniziazione e le sue soddisfazioni sono alla portata di tutti. Ricordate che una buona tenda dura almeno dieci anni, il soggiorno costa niente (Allora nel 1948!! N.d.r.) la cucina con mezzi adatti non è scomoda e ultra economica, e se siete tra amici ammortizzerete ogni spesa in pochissimo tempo. E anche in casa vostra potrete ingegnarvi a costruire il materiale più costoso, con la guida di chi di ciò sia esperto. Siamo qui anche per questo. 5) – “Il campeggio in Italia non potrà mai svilupparsi perché non siamo maturi”! In Italia e neppure in Francia non si fu mai maturi per nulla, nè per lo sci, nè per il ciclismo, nè per l’automobile. Eppure in Italia abbiamo ora una serie di Automobile Club con diecine di migliaia di soci, tutti vanno a sciare, comprese le dattilografe e i padri di famiglia, per non parlare della bicicletta e del calcio. In Francia attualmente vi sono 300.000 campeggiatori, da noi lo sviluppo fu più lento anteguerra per motivi già più volte ripetuti, comunque nel 1942 l’Italia contava già più di 2.000 soci. Ora i suddetti motivi stanno scomparendo, l’interesse per il campeggio si fa vivissimo e ci viene documentato in mille modi, in ogni città si raccolgono gruppi di appassionati. Continueremo quindi la nostra opera perché siamo sicuri, tirate le somme, di ciò che facciamo, contenti di questa nostra pazzia che è amore per la libertà, il verde l’aria aperta e il movimento. |
LA PRIMA NOTTE IN TENDA Generalmente si cede alle insistenze di un cortese amico “vieni, vieni, passerai una giornata in campeggio con me… tanto per provare…”” ma io non ho nè tenda nè materasso pneumatico, non ho niente… “Non importa! sarai mio ospite… vuoi dire che dovrai arrangiarti un po’ ” E così dopo un po’ di schermaglia, trascinati dalle entusiastiche descrizioni dell’amico, si acconsente. Segue una buona preparazione morale a base di opuscoletti e di riviste straniere e si conoscono a menadito gli altisonanti nomi dell”‘ltisa” delle “Tour du Monde”, delle “Canadesi”, del “duvet”, della “popote” e altre parole assolutamente misteriose ai profani. Si vaga per la casa alla disperata ricerca di tutti gli oggetti che abbiano una certa attinenza col campeggio e dopo aver tentato di mettere in spalla la vecchia poltrona pieghevole della nonna, o la branda della serva, si fa un bei rotolo di coperte, un cuscino, il sacco delle cibarie, la borraccia e si parla con l’amico, il quale amico, in genere dotato di materiale perfetto ed ultraleggero, non dispone che di un solo materasso e di un solo sacco-letto. Cosicché dopo aver goduto di una bellissima giornata al sole, gustando il verde e l’aria aperta e contemplato il paesaggio, si avvicinano le ore della sera e si fa urgente il problema del dormire. E allora si inizia con il vecchio saccone tolto al materasso di casa. il giro dei cascinali in cerca di paglia o fieno, specie in montagna si scopre che paglia e fieno, sono tenuti in conto di preziosità, e solo dopo molti sforzi si può convincere il proprietario dello stallaggio del paese, l’unico che ne possegga, perché alleva un maiale, a concedere poca e magra paglia sminuzzata e polverosa. Col saccone a spalla si rifà il percorso fino all’accampamento, attraverso la via principale del paese, tra gli sguardi ironici dei villeggianti. Dopodiché, calata la notte, si stende il saccone, si chiude la tenda e al lume di candela, alla meglio ci si conca e ci si tira addosso le coperte, la paglia scricchiola, degli spuntoni duri si insinuano nella schiena e si cerca di stare in bilico su quello stretto budello di materasso. L’amico cortese ben infagottato nel suo saccoletto, disteso sul morbido “pneu” in un baleno è già addormentato e russa della grossa. E allora ci si sente soli, fra i rumori del bosco, un filo d’erba che si raddrizza pare il calpestio di un animale, il vento di tanto in tanto fa ondeggiare la tenda. Le ore passano e non ci si riesce ad addormentare, i rumori esterni si ingigantiscono, non ci si può rigirare per non buttare all’aria le coperte. Si sentono le ore che battono ad un campanile lontano… E finalmente ci si addormenta in un sonno tormentato ed interrotto, che però verso l’alba gelida, soffi che si infiltrano sotto le coperte, fugano irrimediabilmente. Ci si gira a tentoni si cerca di ripararsi, ma col freddo, il sonno non viene più. Pian piano per non svegliare l’amico, ci si accosta all’entrata e si apre uno spiraglio per uscire; fuori l’aria è gelida, solo un lieve chiarore annuncia l’alba. Ci si ritrova due ore più tardi, la tenda in pieno sole. con gli occhi pesti. dopo aver fatto una passeggiata nei dintorni saltellando con una coperta addosso, maledicendo il campeggio e giurando di mai più lasciarsi prendere sotto una tenda. Ma ormai si è già passata una notte e il microbo del campeggio è entrato nel sangue. L’anno dopo si diventa proprietari di una “canadese” e magari si invita un amico per “una giornata di prova” C.A. |
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